storie
Infine ci sono opere recenti come quel lungo gioco di parole tra vox, mix, fax
e pax che allude alla sovrabbondanza
dei messaggi (e che in altra occasione aggredivo con un fuck your fax) e che nel momento attuale dovremmo convertire in un nuovo scioglilingua che implori una tregua con l’e-mail.
Poi quei nuovi basta che dicono no
alle sopraffazioni sulla scia di quanto stava accadendo in Bosnia. Documentato dalle immagini di poveri profughi costretti ad abbandonare le loro case portandosi appresso pochi stracci (E le immagini di queste migrazioni sono sempre le stesse.
Sia che provengano dall’Europa, sia dall’Asia o dall’Africa, continente sconvolto dai conflitti tribali).
E proprio per restare in tema di guerra
un ultimo manifesto, facente parte
di una raccolta promossa dall’Aiap
visibile solo su un apposito sito
quindi inedita per il mondo cartaceo, recita “no more war”.
Ma ancora non sappiamo se sia un sussurro, un grido, una implorazione
o, con probabilità maggiore, una imprecazione.
Mentre la canzone di Piero ci accompagna con i suoi mille papaveri rossi.
No more war indietroavanti
 
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